Nel 2020, il team di Google Chrome ha introdotto i Core Web Vitals, cosa sono? Si tratta di un insieme di metriche SEO fondamentali per valutare la qualità delle pagine web al fine di fornire all’utente un’esperienza ottimale. Tra le metriche essenziali considerate da Google troviamo “Largest Contentful Paint” (LCP), “First Input Delay” (FID) e “Cumulative Layout Shift” (CLS).

Di recente, però, Google ha annunciato un cambiamento in tal senso che avrà un impatto sulla ricerca e sul posizionamento dei siti web.

A partire da marzo 2024, infatti, l’INP (Interaction to Next Paint) diventerà la metrica Core Web Vitals che sostituirà First Input Delay (FID): si tratta di un nuovo metodo di misurare la reattività di un sito che permette, da un lato, di superare alcuni dei precedenti limiti di misurazione e, dall’altro, consente agli sviluppatori di stimare la reattività “nel modo in cui la sperimentano gli utenti reali del sito”.

La nuova metrica INP

In seguito alle limitazioni del First Input Delay (FID) che misura l’adattabilità di una pagina, è stato avviato a maggio 2022 l’INP, ovvero un approccio innovativo che avrà notevoli conseguenze per chi si occupa di attività SEO, in quanto ci saranno cambiamenti profondi nelle metriche SEO di Google Search Console. Infatti, GSC si adatterà a fornire una panoramica dettagliata dell’adattabilità delle pagine web e nei prossimi mesi integrerà la metrica INP nei report di Core Web Vitals.

Al fine di garantire un’esperienza utente eccellente e massimizzare così il potenziale ranking in SERP è essenziale concentrarsi sull’adattabilità delle pagine web.

In questo senso, la nuova metrica INP valuta la reattività registrando la latenza di tutte le interazioni durante il ciclo di vita della pagina intera: più il valore è alto e maggiori saranno le interazioni con la pagina, mentre un INP basso significa che la pagina è stata costantemente in grado di rispondere alle interazioni dell’utente.

Nel suo articolo su blog.dev, oltre agli altri temi, Jeremy Wagner approfondisce anche la definizione di “responsiveness”, considerandola come un valore che stima la velocità con cui una pagina risponde agli input dell’utente.

Secondo i dati di utilizzo di Chrome, emerge che circa il 90% del tempo che un utente trascorre su una pagina web avviene dopo il suo completo caricamento. Questo dato sottolinea l’importanza di ottimizzare la reattività delle pagine web al fine di offrire un’esperienza utente ottimale, soprattutto alla luce del fatto che sempre più siti web stanno adottando JavaScript come strumento principale per fornire interattività agli utenti.

Differenze tra INP e FID: perché INP è più affidabile

A livello di differenze rilevate tra una metrica e l’altra è immediatamente evidente come il First Input Delay si concentri sull’esperienza dell’utente in termini di tempi di risposta durante il caricamento di una pagina web, senza però considerare il tempo di elaborazione degli eventi o i ritardi nella presentazione dei successivi elementi grafici.

L’INP, invece, viene calcolato quando l’utente lascia la pagina, risultando in un singolo valore che è rappresentativo della reattività complessiva della pagina durante l’intero ciclo di vita della stessa.

La principale differenza tra INP e FID, risiede nel fatto che nella prima si considera tutte le interazioni della pagina, mentre la seconda misura solo il ritardo di input della prima interazione.

Come ottimizzare le interazioni con INP

  • Ridurre l’Input Delay: l’Input Delay rappresenta l’intervallo temporale che intercorre tra il momento in cui un utente compie un’azione e il momento in cui la pagina risponde effettivamente a quell’azione. Minimizzare l’input delay è di vitale importanza in quanto determina la velocità con cui gli utenti percepiscono la reattività e l’interattività di una pagina web. Uno dei principali fattori che contribuiscono a un prolungato input delay è il sovraccarico di script (codice JavaScript utilizzato per implementare funzionalità interattive, animazioni, logica di elaborazione dei dati ecc), il quale rende il browser più lento nell’esecuzione e nell’elaborazione di tali script.
  • Ottimizzazione eventi callbacks: gli event callbacks rappresentano le funzioni o i processi che vengono attivati in risposta alle interazioni degli utenti con una pagina web. In questa fase, il browser esegue operazioni specifiche in relazione a queste interazioni, come l’aggiornamento dell’interfaccia visiva della pagina per riflettere le modifiche richieste dall’utente. Per migliorare la reattività della pagina e ridurre il tempo di latenza associato agli event callbacks, è fondamentale eseguire solo le operazioni strettamente necessarie per l’aggiornamento visivo richiesto dall’interazione dell’utente.
  • Ridurre il ritardo nella presentazione: l’ultima fase di un’interazione è il ritardo di presentazione, che inizia dal momento in cui i callback degli eventi hanno terminato l’esecuzione e termina quando il browser è in grado di presentare il fotogramma successivo che mostra le modifiche visive risultanti al display dell’utente. Nonostante sia difficile avere il controllo su questa tipologia di metrica, uno degli accorgimenti che possiamo adottare è la compressione delle dimensioni del DOM: quando il DOM di una pagina è piccolo, il lavoro di rendering di solito termina rapidamente.

In conclusione, si può affermare come le nuove metriche di Core Web Vitals, con l’aggiunta di INP come indicatore stabile, rappresentino un’importante evoluzione al fine di migliorare l’user experience e il posizionamento nei risultati di ricerca Google.